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Guida alla nuova IPT e all'aumento IVA sull'auto

Pubblicato su da ustorio

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Il decreto legge 138/2011, cioè la manovra finanziaria 2012-2014 entrata in vigore sabato scorso dopo l'approvazione della legge di conversione, rende effettive le nuove disposizione relative all'Ipt, l'Imposta provinciale di trascrizione che si paga per iscrivere al Pubblico Registro Automobilistico un veicolo nuovo o per registrare il passaggio di proprietà di uno usato. Il provvedimento sull'Ipt, lo ricordiamo, era previsto dall'art. 17 del decreto legislativo n° 68 del 6 maggio 2011 ("Tributi connessi al trasporto su gomma") e non si applica alle province che fanno parte delle regioni a statuto speciale: Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta.

NUOVA IMPOSIZIONE, NON AUMENTO - Da allora, si è parlato di "aumento dell'Ipt". Impropriamente, perchè in realtà l'Ipt non è affatto aumentata, nel senso che le sue tariffe sono rimaste e rimangono esattamente le stesse di prima, cioé variano, per ogni kW di potenza della vettura, da 3,5119 a 4,5655 euro, in base alla provincia dove essa è immatricolata. Le province, infatti, possono maggiorare l'importa base dell'Ipt (3,5119 euro, appunto) fino al 30%, cioé fino a 4,5655 euro. Ciò che il decreto ha cambiato è la modalità di imposizione dell'Ipt. Il comma 6 dell'art. 17, infatti, dispone che «sia soppressa la previsione specifica relativa alla tariffa per gli atti soggetti a Iva e la relativa misura dell'imposta sia determinata secondo i criteri vigenti per gli atti non soggetti ad Iva». In altre parole, per tutti gli atti di iscrizione al PRA di una vettura nuova, che sono appunto soggetti a Iva, si applica ora la tariffa dell'Ipt valida per quelli non soggetti a Iva, che non è fissa, ma è calcolata in base ai kW della vettura. All'atto pratico, l'Ipt sulle auto nuove costa come prima solo per quelle con potenza fino a 53 kW: da 150,81 a 196,05 euro, in base alla provincia. Oltre, arriva la "batosta" che prima non c'era, per calcolare la quale bisogna moltiplicare ogni kW per l'importo stabilito dalla provincia di immatricolazione.

ESEMPIO DI CALCOLO PER LE AUTO NUOVE - Ecco dei semplici calcoli che forniscono qualche esempio degli importi dell'Ipt sulle auto nuove in vigore da sabato scorso. Prendiamo, per esempio, la provincia di Brescia, una di quella che ha scelto di non applicare alcuna maggiorazione sull'importo "base" dell'Ipt, cioé di far pagare solo i canonici 150,81 euro. Con la nuova Ipt, come abbiamo visto, rimane tutto come prima solo per le auto fino a 53 kW, per le quali la tariffa resta ferma a quel valore. Se l'auto nuova invece ha solo un kW in più, cioé 54,l'importo passa già a 189,64 euro (54 x 3,5119 euro) e se ne ha 60 va a 210,71. Con 100 kW aumenta a 351,19 euro, con 200 schizza a 702,38 euro e così via. In termini percentuali, chi acquista oggi un'auto da 200 kW e la immatricola a Brescia pagherà un'Ipt più cara del 365,7% rispetto a prima. A Catanzaro, invece, che insieme ad altre 48 province applica la maggiorazione massima sulla tariffa "base" nazionale, cioé quella del 30%, l'Ipt è di 196,05 euro e tale rimane per tutte le auto fino a 53 kW. Utilizzando gli stessi esempi di potenza di prima, i nuovi importi salgono rispettivamente a 246,54 euro per 54 kW (54 x 4,5655 euro), a 273,93 euro (60 kW), a 456,55 euro (100 kW) e a 913,1 euro (200 kW). Nelle altre province che applicano percentuali di maggiorazione intermedie tra il minimo e il massimo, il calcolo va fatto moltiplicando sempre l'importo dell'Ipt locale, che pubblichiamo nella tabella, per la potenza in kW della vettura. Ovviamente, il nuovo criterio d'imposizione dell'Ipt farà crescere i prezzi "chiavi in mano" delle auto nuove. Non poi di molto, rispetto ai prezzo di listino (e niente del tutto per quelle che non superano i 53 kW), ma abbastanza da costituire un elemento di disturbo per un mercato del nuovo che già boccheggia.

ANCHE L'IVA AUMENTA - Se poi al rincaro dell'Ipt s'aggiunge quello dell'Iva, la cui aliquotà, sempre per colpa della manovra, è rincarata da sabato dell'1% passando al 21% (altri 100 euro in più da pagare per ogni 10 mila di imponibile), la cosa si fa ancora più fastidiosa. Secondo Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, quell'1% di Iva peserà in media per circa 220 euro su ogni auto venduta e permetterà all'erario un introito supplementare di 435 milioni di euro all'anno. Contro la manovra, quindi, è comprensibilissima la levata di scudi degli operatori del settore, che hanno parlato di "accanimento" del governo nei confronti di un settore già in profonda crisi.

COSA (NON) CAMBIA PER L'USATO TRA PRIVATI - Chiariamolo subito, perché sull'argomento c'è stata e c'è un po' di confusione: per i passaggi di proprietà delle vetture usate acquistate da un privato (cioé, un venditore non soggetto a Iva) non cambia assolutamente nulla: poiché l'atto di vendita non è assoggettato al regime dell'Iva, tutto rimane esattamente come prima: si paga in base alla potenza in kW, come si è sempe pagato, e ogni kW costa come prima. Il discorso invece cambia, e assume lo stesso profilo spiegato in precedenza, se il venditore è un soggetto Iva, per esempio un agente di commercio che vende il suo usato. Anche in questo caso, invece della tariffa fissa si applica quella per kW di potenza già citata.

E SE SI ACQUISTA IN AUTOSALONE? - Un discorso a parte va fatto per gli acquisti di auto d'occasione da un venditore professionista, cioé un concessionario o un autosalone. La quasi totalità delle vetture usate che transitano per questo canale vengono rivendute con regime dell'Iva e relativa fattura. Quindi, per queste auto, come per quelle nuove, prima dell'entrata in vigore del decreto il venditore godeva della tariffa agevolata dell'Ipt, quella fissa indipendente dalla potenza (sempre da 150,81 a 196,05 euro). Da sabato, però, il soggetto Iva non può più beneficiare di questa agevolazione, quindi pagherà anche per l'usato fatturabile la tariffa in base ai kW. E qui iniziano i problemi.

SPARIRANNO LE "MANCE" - A questo punto bisogna sottolineare ciò che forse sfugge a molti, e cioé che i commercianti di auto usate, pur avendo beneficiato fino a oggi di una tariffa agevolata dell'Ipt concessa ai soggetti Iva, quasi sempre hanno chiesto all'acquirente una somma per il passaggio di proprietà paragonabile a quella che il privato avrebbe pagato rivolgendosi a qualsiasi agenzia di pratiche auto per un atto non soggetto a Iva, cioé con tariffa "a kW". Insomma, da questa pratica molti venditori professionisti hanno ricavato per anni una specie di "mancia" utile ad arrotondare i loro margini. L'importo della "mancia" è costituito dalla differenza tra la somma versata all'agenzia che cura le pratiche di voltura della macchina (e che comprende sia la parte da pagare all'agenzia stessa per il suo lavoro, sia l'Ipt e i vari emolumenti) e quella richiesta al cliente finale per la voltura stessa. Mediamente, un'agenzia che lavora per un rivenditore di auto trattiene per sé circa 30-40 euro per ogni pratica.Considerando anche gli emolumenti da versare al PRA e i vari bolli di legge, si può ritenere con buona approssimazione che, prima del decreto, ogni pratica di passaggio di proprietà costasse a un concessionario-salonista circa 320-330 euro in tutto. Con approssimazione altrettanto buona, possiamo assumere che la somma richiesta al cliente per la voltura sia mediamente di 450 euro, anche se nelle grandi città capita di sentirsi chiedere molto di più, anche oltre 500 euro. Quindi, per differenza, è ragionevole parlaare di una "mancia" da almeno 120-130 euro per ogni passaggio di proprietà. Tuttavia, il decreto cambia le carte in tavola e l'Ipt in base alla potenza farà aumentare sensibilmente il costo delle pratiche anche per i professionisti della vendita, che potranno continuare a ritagliarsi la loro "fetta" solo vendendo l'usato fino a 53 kW, per il quale nulla cambia rispetto al passato. Per quelle più potenti, se vorranno ugualmente ricavare lo stesso margine di prima, dovranno chiedere al cliente un prezzo per la voltura crescente in base ai kW, quindi sensibilmente più elevato e, per le auto più potenti, davvero stratosferico. L'alternativa è di rinunciare a quel piccolo margine. Un'alternativa assai probabile, poiché è più che logico prevedere che l'acquirente di un usato vecchiotto e di una certa potenza, diciamo da 7 mila euro e 150 kW, sarà poco propenso ad accettare un ulteriore arrotondamento su un costo del passaggio di proprietà divenuto già di colpo costosissimo. Ed ecco spiegato il primo motivo che ha portato le organizzazioni di categoria (Anfia, Federauto e Unrae) ad alzare le barricate contro il cosiddetto "aumento dell'Ipt", che assottiglia i margini complessivi della vendita dell'usato in un periodo in cui di margini c'è molto, molto bisogno.

KILOWATT DEPREZZATI - Ovviamente, c'è dell'altro, e questo è il ragionamento degli operatori: la manovra governativa sull'Ipt potrebbe deprimere parecchio il mercato delle auto usate, soprattutto di quelle di valore contenuto, ma di potenza elevata, che con le tariffe "a kW" vedrebbero crescere i costi del passaggio di proprietà a livelli insostenibili, rendendo molto più difficoltosa la rivendita. In altre parole, le quotazioni dell'usato più potente potrebbero crollare, e ciò danneggerebbe chi ha già in giacenza molte vetture del genere e che vedrebbe deprezzarsi il valore del suo stock. Insomma, i rivenditori di usato dovranno scegliere tra due alternative altrettanto sgradevoli: o disfarsi di buona parte dell'usato rimettendoci denaro,oltretutto assorbendo anche i nuovi costi dell'Ipt, oppure tenerselo in casa a lungo con la prospettiva di ulteriori deprezzamenti. E questo è il secondo motivo per il quale il decreto viene visto come il fumo negli occhi dalla filiera dell'automobile. E a proposito di malumori, va registratoanche quello delle agenzie di pratiche auto, le quali temono che i rivenditori cerchino di recuperare almeno una piccola parte dei maggiori costi dell'Ipt ritoccando all'ingiù anche le tariffe delle pratiche che le agenzie stesse svolgono su loro incarico. A Torino, per esempio, circolano già voci di agenzie che hanno accettato (qualcuno dice che si sono proposte) di lavorare per 10 euro a pratica. Una remunerazione che numerosi operatori giudicano del tutto irragionevole.