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Telemarketing, inizia l’era dell’opt-out

Pubblicato su da ustorio

 

A partire dalla giornata di domani ogni cittadino italiano che non intende essere disturbato presso la propria abitazione per offerte di marketing telefonico dovrà esplicitamente dichiarare la propria volontà presso un registro unico nazionale (denominato “Registro delle opposizioni“). La registrazione in questa “black-list” imporrà agli operatori il divieto alle chiamate in entrata sulla base di quanto disposto dal Garante per la Privacy, secondo cui ogni utenza deve avere la possibilità di negare a priori ad entità terze la possibilità di disturbare telefonicamente per proporre le proprie offerte

Si tratta di una svolta radicale rispetto al passato poiché ora occorre agire proattivamente per far in modo che il proprio numero di telefono non possa più essere raggiunto. Il registro sarà gestito dal Dipartimento comunicazioni del ministero dello Sviluppo economico e dalla Fondazione Ugo Bordoni: gli utenti potranno cancellarsi sia telefonicamente che mediante servizio online. A tal fine un apposito sito dovrebbe essere lanciato nelle prossime ore per consentire agli interessati di negare fin da subito i propri riferimenti agli operatori del telemarketing.

A partire dal prossimo mese inizierà anche una campagna informativa che tenterà di portare il Registro delle opposizioni sotto gli occhi di tutti, così che ogni cittadino sappia quali sono le opzioni a sua disposizione. Occorre ricordare come la nuova dimensione del telemarketing sia frutto di un codice di autoregolamentazione con cui il comparto ha trovato un equilibrio che tenesse fuori il Garante per la Privacy da interventi ancor più radicali: un compromesso in piena regola, insomma, da cui però l’utenza potrà ora svincolarsi informandosi semplicemente sulle proprie opportunità ed agendo attivamente per salvaguardare i propri diritti.

L’introduzione del nuovo registro non è però l’unica novità prevista: gli operatori potranno infatti chiamare soltanto in orari concordati, interrompere le comunicazioni nei giorni festivi e soprattutto dovranno rendere più trasparente la comunicazione esplicitando immediatamente la natura della chiamata ed informando sulla possibilità di accedere all’opt-out.

Il Registro delle opposizioni agirà per sottrazione sull’elenco pubblico delle utenze, escludendo da quest’ultimo gli utenti che hanno negato la propria raggiungibilità (l’opzione opposta, secondo cui gli utenti sarebbero stati esclusi a priori ed iscritti eventualmente per opt-in ad un elenco delle autorizzazioni, avrebbe chiaramente ucciso il settore ed il compromesso firmato dai gruppi del settore è pertanto una via obbligata per continuare ad operare). Il Registro non potrà avere altre finalità e l’iscrizione da parte degli utenti non determina possibili fughe di dati o eventuali cessioni che ne svilirebbero l’utilità. Se dunque si continueranno a ricevere chiamate promozionali e non si sarà ancora agito di conseguenza, d’ora in poi non ci saranno più scusanti: ogni utente è padrone del proprio destino.

 

Le prime istruzioni per l’iscrizione al registro sono state snocciolate dal sito PMI.it. Seguiranno ulteriori dettagli.

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Facebook e la privacy del nuovo millennio

Pubblicato su da ustorio

di M. Calamari - Non basta fare attenzione, non basta configurare tutto con attenzione. Le tecniche e le tattiche degli impiccioni si fanno sempre più raffinate. Attenti a ciò che cliccate, scattate, pubblicate

 

Vi ricordate di cose si intendeva per "anonimato" e per "difesa della privacy" una ventina di anni fa? Anzi, per far cifra tonda, alla fine del secondo millennio? Probabilmente no, sia per età relativamente giovane, sia perché i cambiamenti sono stati così grandi e così lenti da renderli difficilmente percepibili. Persino Cassandra è costretta a fare uno sforzo cosciente per percepirli.

"In quei tempi", infatti, una Rete ormai nell'adolescenza era popolata di due tipi di persone: quelli che si sentivano tranquilli, perché in Rete nessuno in effetti aveva interessi ad intercettarli, e quelli che vivevano, a torto od a ragione, investigatori e/o servizi segreti come potenziali impiccioni, e si mettevano tranquilli con un pizzico di crittografia ottenuta via PGP.

Gestione della privacy naturalmente in prima persona: io la difendo, o io la perdo. Oggi non funziona più così. Assolutamente.In primis oggi la Rete è piena di impiccioni di professione, che per magari legittimi ma anche perversi interessi commerciali e/o di controllo sociale pescano a strascico e sistematicamente i dati del Popolo della Rete. Inoltre, per la sparuta minoranza che ha qualche interesse a tentare di difendere la propria privacy le cose si sono fatte molto ma molto più difficili, soprattutto per il proliferare dei fattori a cui fare attenzione, alcuni decisamente imprevedibili fino a poco tempo fa.

La disseminazione e l'incrocio dei dati personali la cui fornitura è obbligatoria, come i dati fiscali, quelli del servizio sanitario e quelli censuari è diventato un problema di privacy molto grande, ora che questi dati finiscono sistematicamente in sistemi di data mining e vengono trattati con tecniche di incrocio e deanonimizzazione. Non è nemmeno il caso di sottolineare che l'Ufficio del Garante per la Protezione dei Dati Personali non abbia ancora nemmeno tentato di affrontare o anche solo stimare questo fenomeno.

Ma il problema di dimensioni maggiori è la perdita indiretta di privacy causata dalle reti sociali come Facebook. Infatti le social network, che ormai stanno evolvendo in social media, incentivano in tutti i modi possibili i loro partecipanti a scambiare quantità sempre maggiori di informazione. Nuove applicazioni come le liste di preferenze, il tagging di foto, il geotagging, stabiliscono un ponte fra le informazioni che l'incauto socializzatore decide di devolvere alla comunità sociale e quelle di altre persone esterne alla comunità stessa.

Facciamo un esempio: applicazioni come il riconoscimento delle caratteristiche delle foto pubblicate possono avere effetti incredibilmente rilevanti sull'estensione della rete di relazioni interne alla comunità sociale verso l'esterno. I tag EXIF delle foto sono le informazioni che la vostra macchina fotografica inserisce automaticamente in ogni immagine: si tratta di moltissimi dati, incluso di solito il numero di serie della macchina fotografica (avete spedito la garanzia, vero?) e talvolta anche la posizione al momento dello scatto rilevata via GPS, se presente.

Ma è possibile anche distillare dalla sola immagine il rumore di fondo univoco del sensore, che è diverso in ogni macchina: si tratta in pratica dell'impronta digitale della macchina fotografica. Questo rende possibile correlare tra di loro le immagini scattate con la stessa macchina fotografica, e di connettere loro tramite informazioni saltellando allegramente tra tag EXIF della foto, tag della comunità sociale ed associazioni tra immagini grazie a feature univoche come il rumore di fondo del sensore.

Non si tratta della predizione di un possibile futuro: le prime due associazioni sono pratica corrente dei gestori della comunità sociali, la terza è una tecnologia di cui esiste la prova di fattibilità, che potrà essere utilizzata (e forse lo è già) dal primo che la riterrà utile. Non bisogna sottovalutare mai le capacità delle tecniche di data mining, specie quelle non deterministiche ma su base statistica.

Riassumendo: la privacy del II millennio si difendeva lottando direttamente contro gli impiccioni, uno scontro chiaro e diretto. La privacy nel III millennio è ormai una questione molto più complessa.

I cattivi e gli impiccioni sono di più, più ricchi e più potenti. Ma il problema più grave è che non ci si deve difendere solo da loro, ma sopratutto dai tuoi "amici". Dai tuoi conoscenti. Dai tuoi apparecchi informatici. Dai tuoi gadget tecnologici.

Uno scenario molto, molto più complicato. E molto, molto peggiore.

 

 

 

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Gli indirizzi IP finiranno la prossima settimana

Pubblicato su da ustorio

Il 2 febbraio sarà assegnato l'ultimo blocco. Vint Cerf si sente in colpa per non essere stato lungimirante.

[ZEUS News - www.zeusnews.com - 26-01-2011]

 

Vinton Cerf si sente in colpa: conl'approssimarsi della fine degli indirizzi IPv4, il "padre di Internet" sente gli effetti dei propri errori.

"È tutta colpa mia. Quando abbiamo pensato al sistema degli indirizzi IPpensavamo a un esperimento. E credevamo che 4,3 miliardi di indirizzi per un esperimento bastassero" ha dichiarato da poco Vint Cerf.

Certi che qualunque internauta sia pronto a perdonare sui due piedi l'uomo a cui dobbiamo così tanto (un po' come quando Berners-Lee si scusò per il doppio slash), dobbiamo comunque prepararci alpassaggio da IPv4 a IPv6, ormai diventato urgente.

La prossima settimana IANA esaurirà i blocchi di indirizzi disponibili per l'assegnazione: secondo Hurricane Electric ciò avverrà il 2 febbraio, verso le 4 del mattino.

Per prepararsi all'evento non serve farsi prendere dal panico (anche perché i sistemi operativi più diffusi sono pronti), ma semmai sperare che chi di dover segua l'esempio di quanti - a partire dall'ICANN -stanno migrando i loro sistemi verso IPv6.

Nell'attesa dell'ARPAgeddon (o IPcalypse, come chiamano l'evento in America, giocando sui termini Armageddon e Apocalisse) è possibile seguire il conto alla rovescia su Twitter.

 

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Fusione fredda, lo strano caso dell'Università di Bologna

Pubblicato su da ustorio

Due fisici emiliani sostengono di aver concretizzato uno dei sogni più sfuggenti della ricerca. Il loro reattore a fusione funziona, ma non sanno spiegare come. La comunità scientifica resta scettica

 

Sta facendo molto discutere la recente "impresa" di Sergio Focardi e Andrea Rossi, ricercatori dell'Università di Bologna che sostengono di aver sviluppato un nuovo design di reattore nucleare "portatile" in grado di generare energia attraverso un processo di fusione atomica a temperatura ambiente. Nei giorni scorsi il reattore è stato presentato a un piccolo gruppo di spettatori e giornalisti, ma la comunità internazionale continua a professare scetticismo per via della mancanza di spiegazioni teoriche sul principio di funzionamento della tecnologia.

In molti 
hanno provato a "ingabbiare" il processo chimico-fisico che si verifica al centro delle stelle - la fusione di due atomi in un elemento differente con la conseguente generazione di spaventose quantità di energia - replicandolo a temperature meno estreme di quelle esistenti nei succitati nuclei stellari. Tutti hanno sin qui fallito, o per lo meno non sono riusciti a passare l'indispensabile test del "peer review" - la valutazione di studi e ricerche da parte di scienziati terzi e pubblicazioni specializzate.

Altrettanto fallimentare è stato finora il tentativo di Focardi e Rossi, con il loro studio inesorabilmente bocciato dalle riviste di settore per mancanza di spiegazioni teoriche sul funzionamento del loro reattore. Ma i due bolognesi non si sono dati per vinti, hanno dato origine al "blog di esperimenti nucleari" 
Journal of Nuclear Physics e hanno invitato stampa e colleghi a presenziare alla prima dimostrazione pratica della loro tecnologia.

Il reattore di Focardi e Rossi fonde atomi di nichel e idrogeno generando rame e liberando grosse quantità di energia: l'elettricità necessaria per la sua accensione è di 1.000W, ma scende a 400W dopo pochi minuti ed è utile a produrre 12.400 W con un guadagno energetico 31 volte superiore alla corrente elettrica in entrata. I ricercatori stimano il costo di produzione elettrica a meno di un centesimo per Kilowattora, molto meno di quanto necessario agli impianti a carbone o gas naturale.

Per Focardi e Rossi il reattore funziona, e l'avvenuta fusione sarebbe confermata dalla produzione di rame e dal rilascio di energia corrispondente. Giuseppe Levi, scienziato dell'Istituto Nazionale di Fisica che ha collaborato all'organizzazione della conferenza stampa, conferma la produzione di 12 kW e 
pianifica di redigere un rapporto con le sue considerazioni sul reattore bolognese.

I due fisici emiliani ammettono di non essere in grado di spiegare il perché, il principio teorico su cui si basa la loro tecnologia, ma promettono di passare dalla fase di sperimentazione a quella della produzione di massa del reattore nel giro di tre mesi. Il nostro giudice sarà il mercato, dicono Focardi e Rossi, e il mercato giudicherà la validità del nostro lavoro spazzando via congetture, ipotesi e criticismo.

 

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Ancona s'è desta!!!!

Pubblicato su da ustorio

Ancona Update: Impianto di riciclo rifiuti: approvata mozione di Ancona 5 Stelle

         

 

   

Ancona: Impianto di riciclo rifiuti: approvata mozione di Ancona 5 Stelle

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Ce l'abbiamo fatta!!


Dopo il lungo Consiglio monotematico di lunedì scorso (al quale avevano partecipato Carla Poli e Patrizia Gentilini), conclusosi oggi ai "tempi supplementari", il Consiglio comunale di Ancona ha approvato la mozione di Ancona 5 Stelle e Sinistra per Ancona per la realizzazione di un impianto di selezione, trattamento e RICICLO dei rifiuti secchi a valenza provinciale.
In base al dispositivo, entro due mesi dovrà essere indetto il bando di gara per la progettazione e realizzaiozne dell'impianto.
La mozione conteneva anche una parte molto importante, che prevede che per l'eventuale scelta del socio privato in base all'art.23 bis debba essere individuato un soggetto con esperienza nel settore del riciclo dei rifiuti.

La mozione è passata grazie a 17 voti favorevoli (Gramillano, Sanpaolo, Betto Moprbidoni, Cantani, Tripoli, Fiordelmondo, Urbisaglia, Rossi Virgilio, Mengani, Benadduci, Ansevini e Fontana del PD, Vichi del PSI, Fusco dell'IDV e i proponenti Duca di Sinistra per Ancona e Quattrini di Ancona 5 Stelle), 14 astenuti perchè favorevoli al riciclo ma contrari alla localizzazione alla Baraccola (Rossi Vincenzo, Piergiacomi. Berardinelli, Bugaro, Conte, Bastianelli, Pizzi, Zinni, Benvenuti Gostoli del PDL, Gnocchini e Speciale dell'UDC, Perticaroli di Vola Ancona, Galeazzi del Gruppo Misto e Pelosi del PD) e 8 contrari (Filippini, Brandoni, Tagliacozzo e Micheli dell'IDV, Ugolini, Fagioli, Moglie e Freddini sasso del PD)




Leggi e commenta: http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/ancona/2011/01/impianto-di-riciclo-rifiuti-approvata-mozione-di-ancona-5-stelle.html

 

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SVEGLIA ANCONA!!!!! seconda parte

Pubblicato su da ustorio

Ancona: Ma quale riciclo? Mentono sapendo di mentire, vogliono discarica e CDR: ecco le prove

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1) Le relazioni di Conero Ambiente alla Giunta comunale
Ecco il sunto delle relazioni di Conero Ambiente fornite alla Giunta per favorire le decisioni riguardo l'impianto di trattamento dei rifiuti.

La prima è di ottobre 2010 e riguarda la localizzazione dell'impianto.


Tutti i ragionamenti partono dal fatto che l'impianto produrrà CDR (combustibile da rifiuto) da piazzare (pagando) in discarica (Maiolati, Corinaldo e Filottrano) o ad inceneritori (sempre pagando) fuori regione. Si dice anche che i rifiuti da smaltire (pagando) saranno il 67% di tutti quelli che entreranno nell'impianto.
Quindi, si fanno due ipotesi: la prima è che tutti i rifiuti da smaltire andranno in discarica, mentre la seconda è che di quel 67% il 42% vada in discarica e il 25% ad inceneritori. Di qui anche la scelta della Baraccola perchè vicina al casello dell'autostrada "ipotizzando di utilizzare impianti (inceneritori) che comportino l'impiego dell'autostrada A14 con direzione nord" (forse quelli della Hera??).
La conclusione è favorevole all'area della Baraccola.

La seconda è del corrente mese di gennaio e riguarda cosa deve fare l'impianto.


Innanzitutto si dice che "rifiuti zero" è una chimera, perchè comunque qualcosa dovrà andare in discarica "seppur in quantità ridottissime" (ndr: ma come, ci avete basato tutto il ragionamento sulla localizzazione...). Quindi la forma di smaltimento "è indubbiamente quella della discarica che peraltro il Consorzio ha sempre sostenuto".L'Unione Europea ha introdotto "l'obbligo di trattare tutti i rifiuti preliminarmente al conferimento in discarica", quindi l'impianto di trattamento farà principalmente la "stabilizzazione" dei rifiuti indifferenziati "con un processo tecnologico meccanico/biologico in biotunnel con produzione di CDR". Solo questo impianto di "stabilizzazione" costava dai 13/14 milioni di euro nel 2004. (ndr: faccio osservare che l'Unione Europea non obbliga a "stabilizzare" i rifiuti ma dice che se li vuoi buttare in discarica non puoi metterceli così come li trovi, ma li devi "trattare" per minimizzare l'inquinamento. Però se decidi di riciclarli, non devi  stabilizzare un bel nulla).
Quindi 13/14 milioni per "impacchettare" la "ridottissima quantità" da mandare in discarica, pagando lo smaltimento.
L'impianto per valorizzare i rifiuti provenienti dalla differenziata, invece, dicono che costa 4/6 milioni di euro, ma è un'altra cosa.

Poi si parla di Vedelago per analizzare l'impianto di riciclo.


Scrivono: "da quello che si è potuto vedere durante la visita le operazioni di selezione e valorizzazione riguardano solo la plastica".
E poi: "la linea di valorizzazione si basa sulla selezione manuale, che se ha il vantaggio di maggiore impiego di manodopera (quindi maggiore occupazione) per contro è caratterizzata da una minore produttività" (peccato che la Poli abbia detto l'esatto contrario, cioè che le macchine non riescono ad essere efficienti come l'uomo e che costano troppo).
E ancora: il materiale utilizzato per il riciclo è costituito da scarti industriali "non certo dal residuo secco di provenienza urbana" perchè quello che ci è stato indicato dalla Poli aveva molto materiale plastico ma non abbiamo visto spazzolini da denti, bastoncini igienici per orecchie, carta da forno, ecc., rifiuti tipici del bidone grigio.

Tutti questi elementi "hanno fatto pensare che il rifiuto secco residuo mostratoci debba provenire da un altro impianto di trattamento e non direttamente dalla raccolta".
In sintesi, Conero Ambiente dice che la Poli sta cercando di fregarci e che il suo impianto non ricicla l'indifferenziata ma altre plastiche. Queste certezze si basano su "da quello che si è potuto vedere" e il fatto che mancassero spazzolini da denti e cotton-fioc "hanno fatto pensare" a un imbroglio.
Evidentemente, Sindaco, Assessore, Giunta e maggioranza hanno condiviso il giudizio e ritenuto le relazioni valide ed attendibili.

A questo punto, ho cercato l'indirizzo dell'impianto di Tergu (SS) realizzato dalla Provincia di Sassari con la consulenza della Sig.ra Poli di Vedelago, e ho parlato con il Direttore per fargli qualche domanda.

2) Intervista al Direttore dell'impianto di trattamento e selezione rifiuti di Tergu (SS)

Domanda: è vero che l'impianto è stato finanziato dall'Unione Europea?
Risposta: sì, sono stati utilizzati i fondi POR

D: come funziona l'impianto? Quali rifiuti entrano e cosa ne esce?
R: attualmente abbiamo solo una linea, quella di valorizzazione della raccolta differenziata, che dà lavoro a 30 dipendenti con un turno di lavorazione. Visto il lavoro che c'è, stiamo per mettere anche un secondo turno, così gli occupati saliranno a 50. Attualmente trattiamo la differenziata, ma stiamo per realizzare la seconda linea dell'impianto, quella che prevederà l'installazione dell'estrusore, cioè del macchinario che ricicla l'indifferenziata e la fa diventare materiale per l'edilizia e l'industria locale.

D: da quando avete avviato la collaborazione con il Centro Riciclo Vedelago, a che livello di differenziata siete arrivati?
R: all'80%, soprattutto grazie al nostro impegno e alle varie iniziative adottate. La vicina Sassari invece è al 30%.

D: ma allora, scusi, se l'indifferenziata è così poca, che convenienza avete a realizzare l'estrusore? Non è che vi costa più di quello che poi produrrete? Oppure volete riciclare l'indifferenziata di Sassari?
R: no, no, l'estrusore ci servirebbe anche adesso! Con la linea che abbiamo che valorizza la raccolta già differenziata, ovviamente ci sono gli scarti, cioè gli errori che i cittadini fanno mettendo nella differenziata rifiuti che non vi andrebbero.
E questi errori per il nostro impianto sono un costo, perchè dobbiamo smaltirli in discarica. Con l'estrusore li ricicleremo e avremo ulteriori utili. Noi non vogliamo portare in discarica più nulla.

D: l'impianto è attualmente in utile?
R: sì

D: in quanto tempo lo avete realizzato?
R: i lavori sono stati completati in 9 mesi

D: con quali modalità è stato individuato il progetto?
R: con un bando di gara ad evidenza pubblica, che è stato vinto dalla Poli.

D: quindi si ritiene soddisfatto della scelta effettuata? Lo consiglierebbe anche al nostro Comune?
R: certamente! Ma, guardi che tempo fa
MI HANNO GIA' TELEFONATO MESI FA DAL COMUNE DI ANCONA (O FORSE ERA UN TECNICO DEL CONSORZIO) PER PRENDERE INFORMAZIONI SUL NOSTRO IMPIANTO......




Leggi e commenta: 
http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/ancona/2011/01/ma-quale-riciclo-mentono-sapendo-di-mentire-vogliono-discarica-e-cdr-ecco-le-prove.html

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Il teletrasporto è anche temporale

Pubblicato su da ustorio

 

Ricercatori australiani individuano un nuovo tipo di fenomeno quantistico. Grazie al quale due particelle risultano collegate indipendentemente dallo spazio e dal tempo che le separa

 

Oltre al teletrasporto "fisico" tradizionale, in cui la materia viaggia da un punto all'altro dell'universo senza tenere conto dello spazio che separa il punto di origine da quello di arrivo, è ipotizzabile l'esistenza di un teletrasporto temporale in grado di fare lo stesso con due particelle esistenti in momenti diversi - una nel passato, l'altra nel futuro.

La scoperta arriva dai ricercatori dell'università australiana di Queensland, che sostengono di aver individuato un nuovo tipo di entanglement quantistico riferito al tempo piuttosto che allo spazio: come l'entanglement tradizionale lega due particelle in un sistema univoco indipendentemente dagli anni luce di distanza tra di esse, così l'entaglement scoperto dai ricercatori australiani fa sì che la modifica dello stato di una particella "oggi" porterà al conseguente cambiamento di stato della seconda particella in un futuro ancora di là da venire.

Per Jay Olson and Timothy Ralph, autori dello studio sul teletrasporto temporale, l'entanglement quantistico è 
una caratteristica fondamentale dell'universo in cui viviamo einfluenza il comportamento subatomico della materia sia sul piano spaziale che su quello temporale.Nel descrivere il teletrasporto temporale da loro individuato, i due ricercatori esortano a immaginare un esperimento in cui un qubit venga spedito avanti nel tempo: un rivelatore agisce sul qubit e genera un messaggio che spiega le modalità di identificazione della particella. Passato un certo periodo temporale, in un momento futuro un altro rivelatore - presente nella stessa posizione spaziale - riceve tale messaggio, produce le relative misurazioni e ricostruisce il qubit del passato.

Stando a quanto sostengono Olson e Ralph, il teletrasporto temporale ha bisogno di una certa simmetria di funzionamento: se il rivelatore del passato agisce alle 12 in punto, ad esempio, quello del futuro dovrà funzionare esattamente alla stessa ora per poter stabilire la relazione di entanglement tra i due qubit.

 

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Furto d'identità, se lo conosci lo eviti

Pubblicato su da ustorio

Gli italiano sono poco informati sul reato, che invece è diffuso: il 26% lo ha subito nel 2010. Le nuove tecniche: il vishing. Indagine Unicri – CPP

 

Clonazione di bancomat e carte di credito, ma anche addebiti per servizi o prodotti mai acquistati e mai richiesti, contratti mai effettuati. Sono tutti esempi di reati che derivano da quello che si chiama furto d'identità, un vero e proprio business mondiale con un giro d'affari miliardario, ma che gli italiani conoscono poco e dal quale non sanno difendersi adeguatamente.

 

E il risultato è che nel 2010 circa un italiano su quattro ne è rimasto vittima. I dati sono contenuti in un'indagine realizzata dall'Unicri, l'organizzazione dell'Onu che si occupa di prevenzione del crimine (acronimo per United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute), per la filiale italiana diCPP, multinazionale attiva nei servizi di prevenzione dalle frodi.

 

È stata svolta un'inchiesta su 800 persone fra i 25 e i 60 anni, da cui si rileva una scarsa preparazione: uno su cinque non saprebbe a chi rivolgersi nel caso gli succedesse, solo il 4% si definisce molto informato sull'argomento. Nel 2010 quasi il 26% degli italiani è stato oggetto di un tentativo, riuscito o meno, percentuale che corrisponde a circa otto milioni di persone.

 

Un terzo circa degli italiani, il 31,1%, conosce il pishing, la tecnica con cui si inviano delle finte mail, che assomigliano in tutto e per tutto a quelle per esempio della banca, e che vengono usate come esca per farsi dare dei dati. Chi è stato vittima di questo reato spesso reagisce dimostrando un'improvvisa diffidenza per strumenti quali l'e-commerce (il 18% non lo usa più per timore di ripetere l'esperienza).

 

In generale, solo il 38,9% si definisce molto preoccupato di questo fenomeno. E anzi l'80% lascia tranquillamente online nome, cognome e indirizzo email, numero che sale al 92% nel caso dei giovanissimi. Mentre una persona su tre lascia anche il numero del cellulare.

 

In generale, comunque, spiega Angelo Pascarella, analista, «c'è una confusione sulla frode e il furto d'identità» per cui «la frode spaventa, il furto d'identità no».

 

Eppure si tratta di un business molto redditizio. In Gran Bretagna ha totalizzato ricavi di 3,1 miliardi di euro nei primi dieci mesi del 2010. In Italia, secondo un'indagine Abi, il fatturato del settore è compreso fra 1,6 e 2 miliardi. E secondo Raoul Chiesa, esperto informatico dell'Unicri, «quest'anno e il prossimo il fenomeno esploderà, complice anche l'uso sempre più intensivo dei dispositivi mobili per andare su Internet». Secondo Chiesa, a livello globale i ricavi di questo crimine hanno superato quelli dei traffici di armi e di droga.

 

Fra l'altro, le tecniche sono sempre più sofisticate. Ad esempio sta prendendo piede il "vishing", ancora poco diffuso in Italia (ma invece presente in America e in Asia), che unisce il pishing al Voip, utilizzando quindi le telefonate che passano da internet. Può succedere che il truffatore si spacci per un addetto della banca (e sul display appare il vero numero dell'istituto di credito), chiedendo informazioni sensibili.

 

Il consiglio numero uno per difendersi è evidentemente quello di proteggere i proprio dati, non diffonderli via internet, non fornirli a persone che non si conoscono.

 

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SVEGLIA ANCONA!!!!

Pubblicato su da ronin

Ancona: Smascherato il bluff sui rifiuti

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Devo dare una brutta notizia a tutti i cittadini che hanno seguito in loco o da casa il Consiglio comunale di lunedì: il litigio tra Pd e Idv su dove localizzare l'impianto è la classica finta lite da depistaggio, come avevamo anche anticipato.
Infatti, è inutile litigare su un impianto che non è stato nemmeno progettato preliminarmente, perchè non si farà mai.

Dal Resto del Carlino di oggi, intervista all'Assessore Provinciale Mariani, assente al Consiglio di lunedì:
L'intervistatrice dice, sulla querelle Ancona-Maiolati per decidere dove fare l'impianto: "Ma per il momento c'è solamente un progetto preliminare sul sito della Baraccola..."
Mariani: "Purtroppo si sbaglia. Per il momento ci sono solamente ipotesi progettuali, nemmeno un progetto preliminare. Il motivo per cui sollecitiamo da circa un anno il Comune di Ancona a presentare un progetto, è per mettere in moto l'iter approvativo sia esso su qualunque sito".
L'intervistatrice: "Ma il Comune vi ha fornito della documentazione di recente, o sbaglio anche in questo caso?"
Mariani: "E' vero stavolta. Il Comune alla fine dell'anno scorso ci ha inviato una lettera in cui spiega che servono 52 mesi per la realizzazione dell'impianto della Baraccola. Ed è una tempistica troppo lunga rispetto alla deroga ministeriale concessa dalla Regione alla Provincia di Ancona e che già opera dal primo gennaio 2010. Nella sostanza dovremmo avere un impianto funzionante nel 2014. E ci crediamo talmente tanto noi della Provincia che all'impiantistica abbiamo destinato un milione e 800 mila euro di fondi FAS".

Quindi, il progetto NON ESISTE.
Ci hanno preso tutti in giro !!!
Assessore Franzoni, 52 mesi per cosa, per quale impianto ?????
L'impianto tipo Vedelago si fa in 6 mesi, però se non interessa basta dirlo. Non si può dire che si vuole fare e poi portare avanti una cosa diversa, che tra l'altro non si farà mai perchè la Provincia non è disposta ad attendere 52 mesi!!
Avete preso in giro il Consiglio ed i cittadini che lo hanno seguito !!

Il nostro comunicato stampa di oggi.
Finalmente l'Assessore Mariani ha svelato le inefficienze di Conero Ambiente e del Comune di Ancona, che da un anno colpevolmente non forniscono neanche un progetto preliminare dell'impianto di trattamento dei rifiuti alla Provincia, mentre Anconambiente registra ancora un bilancio in rosso.
La Poli del Centro Riciclo Vedelago ha dichiarato che un impianto come il suo si realizza in 6 mesi, produce utili e non necessita di alcuna Valutazione di Impatto Ambientale perchè non inquina. Probabilmente se si fosse approfondita la questione un anno fa, oggi Anconambiente potrebbe utilizzare un impianto all'avanguardia e produrrebbe utili, mentre ora si paventa la copertura delle perdite con l'aumento della Tarsu ai cittadini.
Non perdiamo altro tempo, si faccia subito un bando di gara per la progettazione di un impianto di selezione e riciclo, dove vengano messi a confronto vari progetti e si scelga il migliore nell'interesse della comunità.

Leggi e commenta: http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/ancona/2011/01/smascherato-il-bluff-sui-rifiuti.html

 

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Global Risk 2011: i 37 rischi del decennio

Pubblicato su da ronin

 

Il Report "Global Risk 2011" del World Economic Forum mette in guardia su instabilità macroeconomica, illegalità e scarse risorse.

 

Anche senza essere capi di stato o capitani d'azienda, è molto facile percepire quali rischi abbia corso negli ultimi anni l'economia globale. La crisi finanziaria, fra l'altro, è nata proprio da una cattiva gestione del rischio da parte di banche ed istituzioni economiche e finanziarie a vari livelli. Sintetizza Robert Greenhill, managing director e chief business officer del World Economic Forum: "i sistemi del ventesimo secolo hanno fallito nel governare i rischi del ventunesimo".

 

La crisi finanziaria sembra aver drenato in modo preoccupante le capacità di risposta del mondo agli shock, la frequenza e l'ampiezza dei motivi di instabilità sono cresciute mentre la governance internazionale non ha reagisto con la necessaria velocità. Sono queste le considerazioni di base del "Global Risk 2011" del World Economic Forum, report giunto alla sesta edizione.

 

Il tema è considerato molto caldo e urgente, tanto che sarà al centro del dibattito di Davos di fine gennaio.

 

Il Report sarà presumibilmente uno dei materiali di lavori fondamentali. Lo studio è stato realizzato in collaborazione con Marsh & McLennan, Swiss Reinsurance, il Wharton Center for Risk Management dell'Università di Pennsylvania e con Zurich Financial Services. E' stata effettuata una survey di 580 leader e decision maker nel mondo, sono stati organizzati 18 workshop e richieste oltre 50 consulenze di esperti. Il risultato è l'individuazione di 37 global risk che riguardano i prossimi 10 anni.

 

L'emergenza numero uno, secondo i risultati della Survey, è rappresentata dalle crisi fiscali, ritenute molto probabili e destinate ad avere un impatto economico globale di quasi mille miliardi di dollari. Superiore ai 500 miliardi di dollari è visto anche l'impatto di cambiamenti climatici, conflitti geopolitici, volatilità dei prezzi dell'energia, disparità economiche, debolezza della governante globale. Questi ultimi due fattori risultano essere quelli maggiormente interconnessi, che quindi comportano un grande numero di implicazioni disegnando uno scenario a cui è difficile rispondere. Proprio questa complessità rende i tradizionali meccanismi di risposta inadeguati, utili solo a trasferire il rischio verso altre parti.

 

Il report individua tre grandi aree chiave. Primo, i rischi macroeconomici, abbondantemente evidenziati dalla crisi finanziaria: le disparità economiche, le crisi fiscali della maggiori economie, la debolezza dei mercati finanziaria, i problemi del tessuto sociale sono tutti elementi che concorrono a un più generale rischio economico globale. Fra l'altro, la crisi del debito riduce la capacità di reagire.

 

Secondo, l'economia illegale. Nel 2009 il valore del commercio illegale è stimato in 1300 miliardi di dollari. L'economia illegale, la corruzione, e il crimine organizzato indeboliscono il sistema, aumentano i costi delle attività legali, bloccano le opportunità di crescita. Su questo fronte, viene individuata come necessaria la cooperazione internazionale.

 

Infine, le risorse limitate. Il mondo fronteggia la disponibilità scarsa di beni primari come l'acqua, il cibo e l'energia. Questa sfida è resa complessa dalla crescita della popolazione e dei consumi e dai cambiamenti climatici, e le risposte spesso creano probelmi più gravi. La mancanza e la difficoltà di accesso alle risorse contribuisce anche ad aumentare i conflitti sociali, quelli fra settori economici e fra paesi. 

 

E se queste sono le tre emergenze principali, ci sono altri rischi da non sottovalutare, come la cybersicurezza e le preoccupazioni per le nuove armi nucleari e biologiche. E' questo il contesto in cui il World Economic Forum lancerà a Davos il Risk Response Network, con l'obiettivo di fornire un nuovo approccio ai business leader e ai decision makers globali.

 

 

 

 

 

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